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martedì, novembre 08, 2005

La secondogenita del signor Wu

Il signor Wu abita a Guangzhou. Sulla quarantina, vestito in modo elegante ma non vistoso, ha gli occhi piccoli e furbi e il naso appuntito, caratteristica non molto comune ma che, come dice lui, contraddistingue tutta la sua famiglia. Il signor Wu è sposato e ha due figli, un maschio e una femmina.
Da molti anni in Cina la politica di contenimento demografico ha imposto il limite di un figlio per famiglia, e le giovani generazioni cinesi sono generazioni di figli unici.
Il signor Wu è abbastanza ricco. Ha avviato un'attività commerciale - "I cantonesi sono tutti commercianti" dice - piuttosto redditizia che gli consente di affrontare i paletti che il governo gli ha posto. E così qualche anno fa ha deciso di avere un secondo figlio (una figlia alla prova dei fatti).
A noi occidentali increduli ha spiegato le sue difficoltà.
"Per mandare il primogenito alla scuola primaria la spesa per una famiglia è l'equivalente di un euro, per il secondo quasi duemila, e tutto il resto di conseguenza. Inoltre il padre o la madre devono sottoporsi ad un intervento di sterilizzazione". Come dire il primo gratis, il secondo a peso d'oro, poi basta.
In questi casi la soluzione più indolore è sempre quella economica. Un modesto contributo a un dottore ed ecco il certificato di avvenuta sterilizzazione con salvaguardia della propria virilità.
E se poi però ci scappa il terzo? A quel punto il signor Wu mi ha sorriso e ha stretto ancora di più gli occhi. Poi ha incrociato i polsi. Chi dice che i simboli non sono universali?
Il signor Wu è contento delle sue scelte e mi confida un altro pensiero. Quando è nata la secondogenita c'è rimasto male, avendo confidato in un altro maschio. Poi però ha cambiato idea. La bimba è cresciuta, evidentemente si è dimostrata più brava del fratello maggiore e ora è l'orgoglio del signor Wu.
A scuola probabilmente è l'unica ad avere un fratello.